NB: La PRIMA PARTE di questo racconto puoi trovarla QUI
6
Eumelia sentì le forze abbandonarla. Il freddo la stringeva
in una morsa, la brezza che qualche ora prima anelava per il troppo caldo
adesso soffiava su di lei un alito di morte.
Non sentiva più i piedi, né le ginocchia, imprigionate nella
morsa viscida, implacabile, che la teneva ancorata al fondo.
Aveva ubbidito alla voce stentorea che, da riva, le aveva
ingiunto di restare ferma ma quell’immobilità era difficile da mantenere. Le sue
membra si ribellavano all’ordine che le suggeriva anche il buonsenso.
Le venne da piangere, ma non per la triste sorte toccatale o
per la sua avventatezza: il suo amato guerriero era lì, la sola persona al
mondo che avrebbe voluto accanto in un momento simile.
Quando l’aveva chiamata “mio dolce tesoro”, aveva capito che
il suo desiderio era stato esaudito ma avrebbe pagato a caro prezzo l’amore del
germano.
«Oh padre Apollo, ti ringrazio,» non poté che sussurrare rivolta
alle sacre acque che la stavano divorando. «Non mi importa di morire, ma
preserva la sua vita e rendilo felice, ti prego.» E dopo queste parole appena
sussurrate, si rassegnò all’inevitabile iniziando a cantare come Brinnone le
aveva chiesto.
Fu un’ardua impresa far uscire la voce dalle labbra
tremanti, le parve di non ricordare nessuna canzone, nessuna parola ma poi,
osservando l’uomo indaffarato sulla spiaggia che si spogliava, tagliava,
lacerava un tessuto, invocava gli dèi e poi li malediva in una lingua
sconosciuta, gemeva o sospirava vittorioso, si intenerì e cantò per lui, per il
suo amore che sperava di salvarla.
Ogni tanto la spronava, la lodava, la rassicurava ma non si
fermava mai, febbrile nella sua nudità e lei neppure smise di cantare amandolo
con la voce, sprofondando fino alle cosce.
Lo fissò con lo struggimento delle cose ormai perdute, della
nostalgia, della mancanza e, anche se non lo aveva mai avuto, anche se non
avevano mai diviso un letto o una cena, Eumelia sapeva che, se fosse vissuta,
lo avrebbe amato e gli avrebbe dato dei figli, lottando contro quel despota di
suo padre fino allo sfinimento.
Si diede della stupida per non essersi opposta con
sufficiente energia alla farsa di quel matrimonio, al denaro, al potere. Ora
comprendeva che nulla contava, se non l’amore e i sentimenti. Niente contava di
più di quell’uomo che stava lottando per lei.
«Kyría, ora ascoltami» tuonò la voce di Brinnone e lei tacque.
Stava avanzando con le sue cosce possenti, il suo torace
glabro, il suo volto rapace, in mano un’asta lunghissima come un lanciatore di
giavellotto sulle piste assolate di Olimpia.
Un atleta, il suo bellissimo eroe.
«Ora dovrai aiutare te stessa. Quando te lo dirò, afferra
l’estremità della pertica e poi gettati in avanti nell’acqua, io ti tirerò
fuori.»
«Il fango mi arriva quasi alla vita, non c’è più speranza
per me. Non avvicinarti, ti prego!» gridò disperata.
«Tu sei la mia speranza, il mio destino, Eumelia. Non
pensare ad altro che a raggiungermi, così che possa finalmente stringerti fra
le braccia. Lo sogno da tanto tempo e, per tutti gli dèi della Grecia e di
Roma, stanotte lo farò, lo giuro.»
Eumelia si riscosse dal torpore gelido che sembrava immobilizzarla,
afferrò la canna con entrambe le mani allungandosi fino allo stremo, fino a
sentire dolore ovunque.
Appena si trovò in parte distesa come una nuotatrice sulla
superficie, un potente strattone le fece
sgusciare via la presa dalle mani. Sprofondò
nell’acqua, bevve, sentì la gola bruciare insieme ai polmoni ma, a un tratto, i
suoi occhi spalancati videro un lucore nell’acqua torbida e qualcosa la sfiorò.
La paura, l’emozione, stavano per farla affogare ma a un
tratto udì come un risucchio e le parve che le sue gambe venissero sollevate dal
fondo con una forza gentile, quasi inumana, che sconfiggeva quella più subdola
del fango.
«Eumelia!»
Lo udì chiaramente il grido disperato e conscia che quel pazzo
si sarebbe lanciato nel lago per morire con lei, diede un colpo di reni e
riemerse riuscendo, chissà come, a respirare di nuovo e a ritrovare l’estremità
della pertica.
Questa volta non mollò.
I polpacci, al secondo strattone, tornarono liberi e, con un
sinistro risucchio, il fango cedette e venne trascinata via.
«Sono fuori, sono libera!» gridò, la testa quasi sommersa,
l’acqua che le inondava la bocca, il volto, le orecchie. Ma ormai nulla aveva
più importanza, se non gettarsi tra quelle braccia che l’avevano strappata dal
fondo.
*
Il corpo della sua sirena guizzò fuori dall’acqua come un
pesce dalla rete. Brinnone non perse altro tempo, la tirò a sé e lei si gettò
su di lui a braccia spalancate.
La prese assecondando il suo slancio, la sollevò tra le
braccia come un trofeo. La pelle era bagnata e fredda, i capelli gli si avvinghiarono
alle braccia, le tracce del fango verdastro li appiccicarono l’un l’altro.
«Kyría» mormorò, incapace di proferire altre parole e
stringendola con foga.
Lei gli circondò il collo per aggrapparsi e poi tirò
indietro il volto, i piedi sgocciolanti a un palmo da terra.
«Brinnone, sono viva!» e lo dichiarò con quel sorriso dalla luminosità
magica. Il batavo non poté che spiaccicarle un umido bacio sulla fronte e, su
quella pelle, mormorò:
«Sei salva.»
Eumelia chiuse gli occhi per un attimo beandosi di essere
stretta dalle braccia del germano, poi li riaprì e vide, sulla sponda opposta
del lago, un grosso cigno che sbatteva le ali quasi volesse prendere il volo.
Lo fissò ed ebbe la strana impressione che il volatile ricambiasse
il suo sguardo.
7
Poros, sei giorni dopo
Quella sera il giardino della villa del mercante Demostenes era
immerso nel silenzio. Nulla si muoveva tra i tronchi dei pini, le cui fronde stormivano
al soffio delicato della brezza notturna.
L’unico segno di vita era il gorgoglio della fontana di porfido.
Dall’edificio, totalmente immerso nell’ombra, una fanciulla
uscì in punta di piedi e si avviò svelta verso il pontile di legno dove era
ormeggiata una barchetta.
Eumelia slegò l’ormeggio e, in tutta fretta, sistemò i remi
negli scalmi. Sciaguattando, il piccolo scafo prese velocità nel crepuscolo superando
ben presto la punta della scogliera.
Remando, si schiarì più volte la voce, provò qualche
gorgheggio e, indispettita, si rese conto che stava pagando il prezzo delle
discussioni con quel testone caparbio del padre.
Ah, ma l’aveva avuta vinta alla fine.
Un’idea le era balenata in testa all’improvviso e, prima
ancora di rendersene conto, aveva già menzionato Apollo e i suoi cigni sacri. Suo
padre aveva spalancato gli occhi e si era quietato, osservandola sospettoso.
«Come sarebbe a dire che se ti facessi sposare con Myron,
andrei contro la volontà del dio?» le aveva chiesto sollevando un sopracciglio
grigio, arruffato come i pochi capelli che gli restavano in testa.
«È così, padre. Appena sono uscita dall’acqua, ho visto un bellissimo
cigno sulla riva. Era immenso, aveva allargato le ali e le sbatteva così.» Per
impressionarlo aveva aperto le braccia, scuotendole come se volesse prendere il
volo. «Ho avuto una strana impressione guardandolo, sembrava mi sorridesse.»
Demostenes aveva fatto una smorfia.
«Sciocchezze.»
«Qualcosa mi ha tirato fuori dal fango e l’Oracolo ha
profetizzato che mio marito viene da lontano.»
«Qualcosa?» le dita grassocce avevano picchiettato
nervosamente sul piano dello scrittoio. «Non hai detto che è stato Brinnone a
salvarti?»
«Certo che è stato lui, ma sott’acqua doveva esserci il cigno,
che poi era Apollo. Mi ha sollevato le gambe…»
«…con una forza ultraterrena e sono sicura che fosse lui. Mi
stava aiutando affinché possa darti dei nipoti robusti, alti e con gli occhi
azzurri. La sua volontà è...»
«Eumelia, lo ami?»
Lei era rimasta con la bocca aperta per qualche istante, poi
non si era fatta ripetere né il soggetto, né la domanda.
«Immensamente, padre.»
«E lui, il germano più ruvido delle rocce di Poros, ama
abbastanza mia figlia da chiederla in sposa?»
Lei era schizzata via dalla stanza.
«Ehi, aspetta! Eumelia, non hai risposto alla mia domanda!»
Suo padre l’aveva rincorsa ma, aggirando lo scrittorio
ingombro di carte, era inciampato nella ricca e ingombrante veste di lino. Sulla
soglia, lo aveva abbracciato con lo sguardo.
«Vado subito a chiederglielo.»
In quel momento, a bordo della minuscola imbarcazione,
inspirò con piacere l’odore salmastro del mare.
I gabbiani volavano sulla sua testa lanciando i loro
striduli richiami, volteggiando sullo sfondo della nuvolaglia in movimento. Mancava
poco al tramonto, ma non se ne preoccupò.
Se tutto fosse andato
come sperava, non sarebbe rincasata che l’indomani. Forse nel pomeriggio,
concluse con un largo sorriso.
*
Brinnone era seduto al solito posto: davanti al mare, su uno
dei gradini scolpiti nella roccia che portavano giù verso la baia. Il suo
sguardo spaziava sulla linea nuvolosa dell’orizzonte. Non era ancora giunta la
notte e la luce ancora indugiava, indecisa se cedere al buio.
I due giorni appena trascorsi gli erano sembrati
un'eternità. Da quando aveva lasciato Eumelia a casa di Demostenes, il tempo si
era come fermato.
Durante il viaggio aveva tentato di confessarle il suo amore
ma, ogni volta che stava per parlarle, si diceva che non era né il luogo, né il
momento. Infine aveva deciso che quell’abbraccio, scambiato sulle rive del lago,
per la giovane donna era stato di riconoscenza e sollievo.
Eumelia aveva dormito a lungo durante la navigazione,
spossata nel corpo e nell’animo. Le ancelle l’avevano accudita, vezzeggiata,
senza mai lasciarla sola ed era stato meglio così.
L’imbarazzo di averla trattata come una sua pari era
proporzionato all’angoscia che provava nell’essere consapevole che, di lì a
poco, sarebbe tornato a Roma.
Alla sua vita di sempre.
Sul suo viso si rifletteva la luce smorzata del sole al
tramonto, mentre fissava senza vederla l'esplosione di colori del cielo. La
voce che proveniva dal basso lo fece trasalire; guardò giù e si alzò goffamente
in piedi.
Dall’insenatura, chiusa tra gli speroni di roccia che si
gettavano in mare, non saliva solo la spuma delle onde ma anche un canto
purissimo.
Aguzzò la vista e, pur essendo contro sole, individuò subito
la figuretta che svettava su uno scoglio.
L’illusione era conturbante: il chitone candido, sventolando
attorno alle cosce e alla vita, disegnava ogni curva del corpo e dava l’impressione
che fosse la vivace fiammella di un falò, anziché una fanciulla.
Se era un sogno, non voleva svegliarsi e si affrettò, ipnotizzato
dal canto, a scendere i gradini senza neppure guardarli, gli occhi fissi su di
lei. Quando arrivò in fondo, corse verso la spiaggetta di ciottoli e si parò
dinanzi a Eumelia che non aveva smesso di cantare e lo guardava dallo scoglio
con un sorriso sul volto.
Rimasero così, mentre il cielo si dipingeva di rosso e oro,
fino all’ultima strofa e poi il chitone volò via e lei, nuda, si tuffò.
*
Quando tornò a galla, scostando i capelli dal viso, Brinnone
era già lì, aveva indovinato il punto esatto in cui sarebbe riemersa. Si
riconobbero come naufraghi, mentre Eumelia mormorava le ultime strofe della
canzone:
«Il mio rifugio, la
mia roccia, l’uomo che popola i miei sogni da quando ero fanciulla.»
Le afferrò la vita, lei lasciò che i flutti la spingessero
contro il corpo solido e, sorridendo, incrociò le dita alle sue.
«Le tue mani, Brinnone,» disse. «Le riconoscerei ovunque.»
Il seno caldo e serico gli sfiorò il petto, il graffio dei
capezzoli freddi e induriti gli strappò un brivido dai muscoli in tensione.
«La tua voce, Eumelia» riuscì a rispondere. «La riconoscerei
ovunque.»
Un bagliore fioco, che splendeva come il sole, illuminò lo
sguardo ambrato poco prima che chiudesse gli occhi per ricevere il suo primo
bacio.
Brinnone abbassò il volto, gli parve che le loro labbra
combaciassero come frammenti di un mosaico.
La giovane seguì con la testa il suo movimento, entrambi
impegnati a scoprirsi e a tenersi a galla. Le loro membra sott’acqua si intrecciarono,
i piedi grandi che avevano calpestato sentieri di guerra e quelli piccoli e
delicati un solo lido, una sola isola.
Le afferrò la nuca, per meglio lavorare su quella bocca che
rispondeva in modo stupefacente, da stordire; divorarla, svuotarla, mangiarla
tutta intera.
Spruzzi, onde, strida di gabbiani.
Sospirando, si abbandonò ed escluse ogni altra sensazione, ogni
rumore, ogni fastidioso schizzo che condiva di salino le reciproche salive.
Eumelia gli affondò dita tremanti nei capelli, mentre il
palmo dell’altra mano si posava sulla pelle liscia e abbronzata alla base della
gola.
Si era sentito indurire prima ancora di essersi tuffato, soltanto
guardandola, eppure non si abbandonò alla fretta. Senza liberarle il capo, le
baciò le guance, gli occhi chiusi, le sopracciglia, poi tornò alle guance
perché erano così seriche che non se ne sarebbe mai saziato.
«A riva» mormorò lei a un certo punto e lui obbedì.
Nuotarono come delfini sopra, sotto la superficie,
toccandosi, ridendo, stupiti e felici di essersi trovati senza bisogno di
parlare.
A riva ci arrivarono avvinghiati, sgocciolanti, salati,
nudi. Non c’era fretta, non c’era nessuna fretta.
Sulla spiaggia Brinnone l'accarezzò dapprima con gli occhi,
indugiando sul ventre e sul seno. Alzò una mano, lieve come il fumo di un
bivacco; il tempo sembrava essere sospeso, immobile nel silenzio.
Gli si accostò, gli diede un bacio seducente, esasperante,
leggeri movimenti della lingua finché dovette sfregare le labbra sulle sue,
desideroso di avere di più.
«Non ancora, non qui» sussurrò. «Sei così bella. Voglio
prendermi tutto il tempo possibile.»
Con le nocche le accarezzò i capezzoli, avanti e indietro,
aprì la mano e le appoggiò il palmo sulla pelle, scaldandola perché era fredda
e lui voleva bruciasse. Eumelia si lamentò, ma non di disappunto: fu una
preghiera che passò a lui attraverso le dita.
«L’ho sognato ogni notte, fin dalla prima volta che ho
sentito la tua voce» le bisbigliò sulla serica conchiglia dell’orecchio,
aspirando il profumo di donna.
Tutta quella forza inattiva, addormentata dentro, stava per
scatenare un caos in cui la volontà della mente si sarebbe estinta in quella
del corpo.
La strinse come se non sopportasse di lasciarla andar via;
abbassò la testa, cercò alla cieca con la bocca quella di Eumelia, la trovò.
Lì, sulla terraferma, gli sembrò di perdere persino la sensazione delle proprie
ossa.
Fu lui a portarla nel suo letto? Gli parve di averlo fatto aggredendo
gli scalini due a due col suo peso sulle braccia. O era stata la sirena a
trascinarlo per mano su per quella ripida salita?
A un certo punto, seppe soltanto che erano lì, che aveva la
sua pelle sotto le mani in quella stanza aperta sul mare che si affacciava sull’orizzonte
ormai indaco.
Seguì con lo sguardo la seta di quel corpo appoggiato alle
lenzuola, per poi risalire ai seni, ai capelli, alle gemme d’ambra che lo
osservavano con una luminosità che lo trafisse.
«Sei così bella. Mi vuoi sposare?» sussurrò, perché non
riusciva a pensare a se stesso senza di lei neppure un altro giorno o un’altra
ora.
Eumelia scoppiò a ridere, giocherellò con le sue dita,
tremanti nell’attesa della risposta come un adolescente al primo incontro con
l’amore.
«Sono venuta qui per chiedertelo» gli disse quasi con
noncuranza, ma le guance si sfumarono di rosa.
Passò un istante, un fluido, inafferrabile istante in cui il
tempo si arrestò e le loro menti si unirono e «Sì» fu la sola risposta che si
dettero l’un l’altro.
Una sola risposta per quella domanda.
8
Fu solo allora che Brinnone abbassò finalmente il corpo su
di lei ed Eumelia sentì la propria pelle fremere, il pene pulsare tra loro. Il
petto virile e solido le schiacciò il seno, così cercò la perfetta fusione di
soffice e duro.
«Il cuore mi batte forte… È giusto?» chiese, stupefatta per
le emozionanti sensazioni che provava.
«Giustissimo, mio tesoro» le rispose e lei trasse un
sospiro. «Non temere, sono grande ma sarò delicato per farti godere del mio
corpo questa prima volta, e tutte le altre che gli dèi vorranno concederci.»
«Saranno molte, moltissime» mormorò accarezzandogli una
guancia. «Pensi che il dio Apollo fosse quel cigno che ho visto sul lago?»
«Non so risponderti, ma se il figlio di Latona ha voluto
concederci ancora giorni da vivere e dividere, non sarò certo io a ostacolarlo.»
Poi, come folgorato da un’idea, esclamò con una smorfia: «Tuo padre?»
«Oh, ha fatto un po’ il difficile all’inizio» disse
compiaciuta. «Ma Ores deve averlo in qualche modo ammorbidito perché, quando ho
tirato fuori la storia di Apollo, è crollato come le mura di Babilonia.»
Brinnone parve rilassarsi.
«Non sono povero, non ho mai speso il mio denaro. Non avevo
nessun motivo per farlo. Non sono nemmeno un principe, però.»
Lei gli appoggiò le dita sulle labbra.
«Se la ricchezza mi fosse interessata, sarei nel letto di
qualcun altro» e si compiacque dell’occhiata ombrosa che le diede.
«Sei nel mio e ci resterai per un bel pezzo, aghàpe mou,
tesoro mio. E non sapevo che le mura di Babilonia fossero crollate.»
Lei alzò le spalle.
«Neppure io, ma suonava bene» gli rispose sorridendo. «Baciami
adesso, ho aspettato abbastanza.»
Il guerriero si impossessò della sua bocca, la lingua calda
e sfacciata. Debole per il desiderio, Eumelia si abbandonò, la sentì avvolgersi
alla propria, succhiando fino ad attrarla nella bocca. Ben presto rotolarono sul
letto, gambe intrecciate, corpi frementi che lottavano per compenetrarsi sempre
più.
Gemette, trattenersi era impossibile. Brinnone si liberò
dall'abbraccio delle lenzuola che gli si erano avvinghiate tra le cosce. Era
bellissimo, muscoloso, liscio, il pene eretto mentre le chiedeva in un
sussurro:
«Dimmi che cosa ti piace.»
Ma, prima di poter aprire bocca, avvertì la sua mano
accarezzarle i riccioli bruni, segreti, un dito scivolare tra le labbra gonfie
e umide. Si inarcò con un grido silenzioso.
«O sì, questo ti piace aghàpe mou» mormorò con voce roca,
il cuore pulsante del suo piacere femminile.
Un tocco leggero, come se avesse paura di farle male, ma ogni
nervo reagì alle carezze delicate e quando afferrò tra le dita la piccola perla
di carne, Eumelia gemette il suo nome.
«Sì, tesoro mio. Sì.» Le baciò una guancia, lo sguardo incatenato
al suo come se avesse dimenticato le pulsazioni del proprio desiderio.
«Per favore, per favore…» lo supplicò, senza nemmeno sapere
cosa chiedesse e un sorriso addolcì il bel viso maschio che torreggiava su di
lei.
Stringeva spasmodica le lenzuola nei pugni quando avvertì le
prime contrazioni, acute e profonde.
La tenne ferma contro di sé mentre tremava, si strofinava
contro il pene caldo e rigido tra loro, desiderosa di averlo dentro, conscia di
aver avuto solo una metà del tutto e finalmente il suo guerriero si piazzò tra
le sue cosce, senza smettere di passare le dita là dove aveva fatto meraviglie.
«Ora diventerai sul serio la mia sposa, aghàpe mou.»
Eumelia trattenne il fiato quando sentì il glande premere
alla sua soglia, turgido, setoso e caldo. Brinnone appoggiò il gomito accanto
al suo viso, introdusse in lei la punta e le baciò le ciglia.
Si sentì come indifesa, vulnerabile, desiderosa di averlo
tutto e solo lui. Con le mani gli afferrò le natiche sode e contratte.
«Adesso, ti prego.»
La scrutò per un altro istante, poi spinse e, dopo un primo
istante di lieve smarrimento, di un dolore che non era davvero dolore, gli
allacciò le caviglie dietro la schiena per impedirgli di allontanarsi se mai
avesse tentato.
Non lo fece.
Rimase dentro di lei fermo, cercando i suoi occhi, parlando
col linguaggio primitivo e muto la lingua comprensibile agli amanti.
Dentro, ancora più profondamente.
Il dolore svanì, si abbeverò dell’eccitazione, di quel ritmo
lento, facile, ogni colpo era come una carezza che le svelava parti di se stessa
che non sapeva, né immaginava esistessero.
Un basso, rauco verso di disperato controllo accompagnava ogni
tanto quelle spinte e infine, per la prima volta in vita sua, percepì l’intimo
spasmo di un uomo dentro di sé, l'improvvisa, pungente sensazione di calore, la
dolce ondata del seme.
«Eumelia» gemette lui. «Eumelia, mia sirena.»
*
Benedetti dagli dèi si sposarono così, il guerriero e la
sirena. Apollo, nella sua isola natia, sbatté le grandi ali di cigno sulla
superficie del lago e si lasciò sfuggire un sorriso. Anche se sapeva che i
cigni non sorridono ai mortali.
FINE
CHI E' L'AUTRICE
Adele Vieri Castellano pubblica per Leggereditore il suo primo romanzo storico, Roma 40 DC - Destino d'amore, dopo aver vinto il concorso di racconti indetto dalla stessa casa editrice nel 2011. Nata a metà degli anni Sessanta, ha vissuto per anni in Francia e ha due punti ben saldi nella sua vita: la lettura e la scrittura. Vive a Milano, ha una figlia di diciannove anni, un compagno che si chiama come l'eroe del libro, tre gatti e un computer portatile. Nonostante le traduzioni, l'editing di libri, gli articoli e i romanzi che affollano le sue giornate, non dimentica mai le amiche. Perché senza di loro, il suo sogno non si sarebbe realizzato. La ricostruzione storica esatta e le atmosfere perfettamente rievocate permettono al lettore di tornare indietro nel tempo e di vivere un'esperienza unica accanto a personaggi verosimili e pieni di forza.
VISITA IL SUO SITO: http://adeleviericastellano.blogspot.it/
E LA SUA PAGINA FACEBOOK:
VI E' PIACIUTO "IL CANTO DELLA SIRENA"? LASCIATE I VOSTRI COMMENTI E DITECI COSA NE PENSATE. A FINE RASSEGNA SARANNO ESTRATTI LIBRI IN REGALO FRA CHI AVRA' COMMENTATO I RACCONTI.
Molto bello e romantico. Dal sapore antico che Adele Vieri Castellano padroneggia con immensa maestria. Complimenti all'autrice che ha fatto centro anche stavolta
RispondiEliminaBrinnone, Brinnone, Brinnone! Fortissimamente Brinnone!!! Adele, che io adoro e stimo profondamente, è sempre una certezza. Di lei leggerei anche la lista della spesa. Ogni suo scritto mi entusiasma e mi emoziona. La sua scrittura è formidabile, lo stile unico e si percepiscono chiaramente tutto lo studio e la ricerca alle spalle. Brava, brava, brava!!! Non riesco a trovare un aggettivo adatto ad esprimere la tua scrittura e la tua poesia. Grazie per avermi riportato ai miei amatissimi romani/germani. Non ne ho mai abbastanza e aspetto con trepidazione di gustarmi le avventure di Messalla.
RispondiEliminaBrinnone è semplicemente divino: riesce a fondere sensualità, forza, temerarietà e dolcezza. Sa essere concreto e terribilmente romantico, gentile, tenero. Non finirò mai di esserti grata per le innumerevoli emozioni che riesci a regalarmi. Sei assolutamente straordinaria e non vedo l'ora di leggere la storia del corsaro francese.
Il tuo entusiasmo è contagioso, Lady MacKinnon! Grazie di cuore!
EliminaIl vero amore benedetto dagli dèi, un epilogo bellissimo per un racconto indimenticabile.
RispondiEliminaDelicato dolcissimo racconto.
RispondiEliminaBellissimo, davvero. Spero di trovare i personaggi nel tuo prossimo libro, che attendo con gioia
Brinnone lo avevo già notato cosi dolce e attento. Eumelia,con la sua bellissima aurea,era giusta solo per lui ❤
Che dire anche la seconda parte mi ha stregata.. quest'aurea magica mistica del racconto mi ha fatto voltare con la fantasia... bravissima Adele!!!!... complimenti ... e per non rimanere indietro sono andata subito a comprare un tuo eBook su Amazon e non vedo l'ora di leggerlo 😍
RispondiEliminaGrazie Ekaterina, buona lettura!
EliminaHo finito di leggere il racconto con il sorriso sulle labbra, davvero bellissimo, grazie per averlo scritto! Ho sempre pensato che Brinnone meritasse una storia tutta sua e non avrei potuto chiedere di meglio, ho amato il suo personaggio, forte, sensuale, ma anche tanto dolce e protettivo e ho adorato Eumelia, formano davvero una bella coppia e si completano perfettamente. L'unica cosa che mi dispiace è che sia finito troppo presto... adesso non vedo l' ora che arrivi il 26 settembre, per fortuna non manca molto!
RispondiEliminaLe storie di Adele sono così dolci, passionali, sognanti e intense. Con questo racconto non si smentisce, anzi...Rendere tanto con una storia breve è difficile, ma lei ci è riuscita perfettamente! L'analogia con la sirena mi è piaciuta tantissimo, considerando l'ambientazione e il contesto...adoro i riferimenti mitologici. È stato molto bello ritrovare Brinnone, mi mancano i personaggi della serie Roma Caput Mundi. Aspetto con ansia Roma 50!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDa Eva Kant.
RispondiEliminaAdoro tutte le storie di Adele e tutti i protagonisti maschili,ma quel che mi colpisce maggiormente sono le donne.Sono forti, caparbie, coraggiose; mai superficiali o banali; passionali e sensuali.
Donne estremamente moderne anche se perfettamente inserite nel periodo storico dei romanzi.
Bravissima Adele. Ne "Il canto della sirena e' riuscita, con "poche righe" a regalarci tante emozioni.
Ribadisco che anche questa seconda parte è super fantastica! Mi spiace sempre quando le tue storie finiscono, vorrei potessero durare di più. Bellissima storia d'amore, grazie per le emozioni che ci regali!
RispondiEliminaHo appena terminato di leggere questo stupendo racconto che dire? Carissima Adele per me sei una garanzia,leggere i tuoi romanzi e i tuoi racconti mi emoziona e mi coinvolge come solo le grandi autrici sanno fare. Che meraviglia i protagonisti di questo racconto che ci hai regalato! Grazie Adele
RispondiEliminaoohh mannaggia mannaggia Adele! bellissimo!ma poi...ma quanto è romantico il pelatone?! XD
RispondiEliminaRomanticissimo, Marta!!
EliminaBellissimo racconto e finale!!!Non avevo dubbi aspetto l'uscita di settembre non vedo l'ora di leggerlo e poi attendo le prossime tue uscite...Grande Adele non solo nel raccontare la storia d'amore ma tutto l'approfondimento del contesto storico che scrivi nei tuoi romanzi una ricerca dei dettagli che non è sempre scontata nei romanzi storici...Grazie!!! un futuro d'ispirazione per continuare ha farci sognare!!!:-)
RispondiEliminafinale bellissimo e molto romantico. mi ha fatto sospirare!! non li ancora letti tutti gli altri racconti,
RispondiEliminama questo ha già un posto nel mio cuore.
Grazie a tutte coloro che hanno letto il racconto, sono felicissima che vi sia piaciuta l'avventura d'amore del nostro batavo Brinnone. Votatelo se vorrete ;) L'appuntamento con tutte voi è il 26 di settembre con Il Leone di Roma! Un abbraccio e buone letture su LMBR con i racconti di Summer in Love 2017!
RispondiEliminaScusate, arrivo in ritardo...eppure volevo esprimere il mio compiacimento per questo romanzo breve legato alla mitologia di cui sono una fan! Grazie per questa toccante e delicata storia d'amore benedetta dagli dei!!!
RispondiEliminaRomanzo breve ...stupendo! Apollo ha saputo unire due giovani che erano alla ricerca del segreto della felicità!
RispondiEliminaStupendo e poetico come solo Adele sa fare!
RispondiEliminaBellissimo, è stato un piacere leggere di questo amore pieno di passione e tenerezza tra la bellissima eumelia e il coraggioso brinnone! Io poi amo gli sfondi storici in cui sono collocate queste storie, perché sono ben descritti e mi sembra di essere lì con i personaggi!!
RispondiEliminaHo letto tutto della Vieri Castellano e confermo che il suo stile, tranne in un paio di romanzi, mi piace e mi coinvolge. Un po' ripetitive le storie e i personaggi ma tra i racconti letti è sicuramente il migliore
RispondiEliminaUn nome, una garanzia. Con questo racconto Adele conferma la sua maestria nel rendere vere e palpitanti le vicende dei protagonisti. Complimenti!
RispondiEliminaRacconto dolce e dal finale palpitante che mi ha riempito il cuore. Bellissimo! Complimenti all'autrice.
RispondiEliminaRacconto dolce e dal finale palpitante che mi ha riempito il cuore. Bellissimo! Complimenti all'autrice.
RispondiEliminaVeramente bello ed emozionanamte!!! Tutto quello che esce dalla penna di Adele vale la pena di essere letto e riletto! Adoro!
RispondiEliminaPS:Brinnone non è rasato?
Eumelia gli affondò dita tremanti nei capelli, mentre il palmo dell’altra mano si posava sulla pelle liscia e abbronzata alla base della gola.
Un racconto che avrei voluto diventasse un romanzo Stupendo...Sei riuscita nell'impresa non facile di raccontare l'amore in poche pagine e con un equilibrio eccezionale hai misciato avventura, desideri, sogni, amore, suspense, fatalità, ed il destino o provvidenza così perfettamente che mi hai portato lì con protagonisti.Bravissima. Complimenti.
RispondiEliminaBrinnone!!! WOW 😍
RispondiEliminaAdele, per l'ennesima volta sei una conferma ❤
P.s. È passato qualche mese. Novità sul pirata? 😊
Ciao Donatella, al momento la nostra Adeluccia è impegnata a scrivere il nuovo libro dei Legio, e poi uscirà con una versione ampliata di un suo libro di Roma Caput mundi... perciò per il momento il pirata dovrà aspettare. Ma secondo me arriverà, abbi fede. :-)
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