Il giorno della festa di Yulè,
dedicata al solstizio d'inverno, Lady Readamante fece il suo ingresso nella
cittadella di Iksar scortata dalle sue guardie personali, e da un distaccamento
dell'esercito imperiale guidato dal generale Eiaten. Era un anno ormai che non
vedeva il suo consorte, il consigliere reale Khyrill, ed essere convocata da
lui presso quel luogo remoto, posto ai confini del regno elfico, l'aveva
sorpresa, ma anche sollevata. Lasciava raramente le loro tenute nelle Terre del
vento, e quel viaggio aveva rappresentato una piacevole rottura nella monotonia
delle sue giornate. Inoltre era grata del fatto che le avesse dato la
possibilità di approfondire la conoscenza di Eiaten. L'aveva già incontrato
diverse volte, in quanto amico di lunga data di suo marito, ma non aveva mai
avuto il piacere di passare così tanto tempo con lui. Era rimasta colpita dalla
sua tempra morale, e dalla lealtà che dimostrava verso i suoi amici e i suoi
ideali. Onore, rispetto, giustizia erano i baluardi della sua vita, l'istinto
di protezione che aveva dimostrato nei suoi confronti, durante il viaggio,
l'aveva riscaldata, dopo anni passati in solitudine, immersa nell'indifferenza
di colui che avrebbe dovuto essere il suo compagno di vita.
Sollevò lo sguardo e lo
vide. Khyrill, avvolto in una tunica
color ghiaccio, la accolse sulla scalinata del castello e le porse la mano per
aiutarla nell'ascesa. Nei suoi occhi color onice non riuscì a leggere alcuna
emozione, nonostante un sorriso gli aleggiasse sulle labbra e, come sempre in
sua presenza, il cuore prese batterle in petto a ritmo accelerato. Quell'uomo
era per lei un mistero mai svelato. Distaccato, ma cortese, premuroso in modo
quasi meccanico; sembrava celare profondità per lei insondabili, che
l'attraevano come la luna attraeva le maree, ma che al tempo stesso apparivano
insormontabili e si ergevano come un muro fra di loro.
Quella sera aveva deciso di dare
una svolta alla sua esistenza e di rinunciare ai sogni che aveva avuto riguardo
la loro vita di coppia. Era giunta l'ora, o si sarebbe spenta lentamente,
giorno dopo giorno, senza mai cogliere le miriadi di possibilità che
aleggiavano intorno a lei come lucciole effimere.
Per questa ragione, dopo la cena
formale in presenza del Governatore della Provincia, adducendo come scusa la
stanchezza dovuta al lungo viaggio, si ritirò nelle stanze private che le erano
state assegnate e attese che il castello si addormentasse intorno a lei. Non
temeva una visita del consorte, conosceva bene le distanze che Khyrill voleva
mantenere fra di loro. Quando fu certa
che tutti si fossero ritirati per notte, si recò nel piccolo giardino privato
annesso ai suoi appartamenti e lì trovò Eiaten ad attenderla, proprio come gli
aveva chiesto.
Sapeva di essere bella, anche se
ciò fino ad ora non le aveva mai portato alcun vantaggio, ma l'ammirazione che
vedeva negli occhi del generale la ripagò di anni di gelo.
-Mia signora, il vostro invito mi
ha colto impreparato, ma non ho potuto resistere.
Readamante si avvicinò fino quasi
a poterlo sfiorare, ammirandone le spalle possenti e le forti braccia abituate
a brandire la spada -Per me non è semplice parlarvi apertamente. Può il mio
silenzio riuscire ugualmente a farvi comprendere il mio bisogno?
I suoi occhi lo imploravano, ma
quel poco di orgoglio che le restava le impediva di chiedere a voce alta ciò
che voleva.
Eiaten sembrava divorarla con lo
sguardo, eppure restava immobile. Gli sfiorò un braccio e lo vide trattenere il
respiro. Non era indifferente al suo fascino, ma qualcosa lo frenava.
-Mi giudicate scostumata,
generale, a causa di ciò che vi sto offrendo?
Lui scosse immediatamente il capo
e la prese per le spalle -No, mia signora, non oserei mai. Sono certo che
abbiate dei validi motivi per...
-Li ho infatti. Voi non avete
idea di cosa sia stata la mia vita negli ultimi sei anni.- abbassò lo sguardo a
terra, ma poi risollevò il capo. Rifiutava di vergognarsi per ciò che stava
facendo o per ciò che era. Anche lei aveva dei desideri e aveva diritto a una
briciola di felicità. -Fin dal giorno delle mie nozze, i miei unici compagni di
letto sono stati i succubi della nostra casata, che dipendono dalla nostra
energia per il loro sostentamento. Ma nessuno ha mai nutrito il mio spirito o
il mio cuore.
Eiaten trasalì – Come è
possibile? Khyrill...
-Non mi ha mai sfiorata neppure
con dito.
Il generale chiuse per un attimo
gli occhi, per poi tornare a guardarla con una nuova determinazione nello
sguardo. -Se davvero l'uomo che consideravo mio amico ha fatto questo alla
donna che ha giurato di amare e accudire davanti agli dei, allora non gli debbo
alcuna lealtà.
L'attirò a sé e la baciò
famelico, riuscendo a scaldare un corpo freddo da troppo tempo, ma proprio
quando
lei fu sul punto di ricambiare il suo ardore, il generale l'allontanò da
sé all'improvviso.
Il volto granitico che prima era
apparso ammorbidito dalla passione, ora era tornato remoto e controllato. - Non
possiamo.- le disse.
-Perché?
-Khyrill. Era qui. L'ho visto per
un attimo dietro a quella colonna.
Un brivido percorse la schiena di
Readamante. -Non è possibile.
-Non mi sbaglio, era lui. E sul
suo volto ho visto la nuda espressione di un uomo che veniva colpito al cuore.-
aggrottò le sopracciglia in un duro cipiglio -In questi mesi di viaggio ho
imparato a conoscervi e ammirarvi, perciò credo non mi abbiate mentito riguardo
il tipo di rapporto che mantenete con vostro marito. Ma vi consiglio di
confidarvi con lui. Quella non era l'espressione di un uomo a cui siete
indifferente, credetemi.
Le voltò le spalle e se ne andò,
lasciandola sola. Ancora una volta sola. Readamante si accorse di non provare
il rimpianto che si sarebbe aspettata, vedendo scomparire quella possibilità di
felicità che aveva così a lungo aspettato. Probabilmente stava diventando
incapace di provare sentimenti. Era da talmente tanto tempo che nessuno le
dimostrava amore, che si era quasi abituata alla sua assenza. Ma sentiva
crescere dentro di sé un vuoto sempre più grande. Tra poco l'avrebbe
inghiottita e di lei non sarebbe rimasto che un guscio vuoto. Voleva veramente
che tutto finisse così? Che fine aveva fatto la giovane donna piena di speranze
e di ardore che era stata una volta?
Una scintilla di rabbia la
riscosse abbastanza da spingerla a incamminarsi verso le stanze di suo marito,
ma una volta che ebbe raggiunto le porte che conducevano alle sue camere, la
scintilla si spense. Quando si trattava di lui, il coraggio le era sempre
venuto meno, fin dall'inizio. Non le restava che accettare con grazia la
sconfitta.
Entrò senza bussare e si fermò
sulla soglia. Khyrill era in piedi al centro della stanza. Lei si inchinò e
incrociò le braccia davanti al petto -Consorte.- lo salutò.
Lui rimase in silenzio a
osservarla, i suoi profondi occhi neri erano due pozzi misteriosi che non
rivelavano alcuna emozione, ma la sua bocca aveva una piega amara. Osservò quel
volto familiare e sconosciuto al tempo stesso. Gli zigomi taglienti come lame,
i capelli colore dell'acciaio. Un tempo l'aveva amato con tutta se stessa, un
tempo avrebbe dato qualunque cosa per renderlo felice e ora.... Ora non sapeva
nemmeno lei cosa provava esattamente per suo marito. Non indifferenza, questo
no. Aveva ancora il potere di sconvolgerla, se solo avesse voluto. Ma ormai era
disillusa, non si aspettava più nulla da lui, e questo era quasi peggio del
rimpianto, perché rivelava l'orribile verità:
non aveva nulla da rimpiangere in quanto non c'era mai stato nulla fra
di loro. Lui non le aveva mai dato nemmeno una briciola di se stesso.
-Consorte. La tua bellezza mi
abbaglia, stasera. A volte dopo molto tempo che ti sto lontano dimentico quanto
tu sia bella. Mi convinco che i pallidi ricordi che porto con me siano reali e
che tu non sia la donna più affascinante che io abbia mai visto, ma poi torno a
casa, ti vedo e capisco che mentivo a me stesso per rendere più sopportabile la
lontananza.
Parole gentili, parole
lusinghiere, parole che non potevano ripagarla di una vita vuota e fredda, ma
che comunque ebbero il potere di colpirla solo per il fatto di essere state
pronunciate da lui. Era dunque così debole?
-Tu mi lusinghi.
-Non sono lusinghe, ma la
verità.- le si avvicinò. Era alto, e lei non gli arrivava che al petto. Le
sfiorò i capelli e le lacrime minacciarono di riempirle gli occhi. Da quanto
tempo non la sfiorava?
-La tua chioma color del sangue,
le tue labbra di rubino. Volevo uccidere Eiaten quando l'ho visto baciarti.
-Perché?- cosa gli importava se
qualcuno baciava le labbra che lui non aveva mai voluto baciare?
Una risata amara e poi lui si
allontanò voltandole le spalle -Perché sono un uomo egoista. Alla fine tutto si
riduce a questo. Ho voluto sposarti, per poi trascurarti. Ho voluto nasconderti
al mondo nella nostra tenuta perché altri non ti portassero via a me, eppure io
stesso ti sono stato il più lontano possibile. Ti ho ferito, pur desiderando
proteggerti. E non so darti la libertà che meriteresti, perché ti desidero
ancora come il primo giorno che ti vidi.
-Per quale motivo mi hai sposato?
Non aveva mai avuto bisogno della
sua dote e alla corte del Re era circondato da donne molto più belle di lei.
Avrebbe potuto scegliere chiunque. Perché lei?
Tornò a guardarla e stavolta i
suoi occhi non rivelarono il tumulto interiore che provava.
-Il cuore vuole ciò che vuole. Ti
volevo e così ti ho preso.
-Per poi abbandonarmi.
-Sì. Mi sono detto che era per
proteggerti. Io non sono un uomo facile e ci sono molte cose di me che non sai,
né immagini. Ma la realtà è che ti temo.
Stavolta fu lei a ridere
incredula –Come è possibile?
-Tu mi rendi vulnerabile in un
modo che odio. Non voglio e non posso avere debolezze, eppure è questo che tu
sei per me. Stasera, vederti fra le braccia di un altro, mi ha colpito in modo
inaccettabile. Tu sei una delle poche persone al mondo che ha il potere di
annientarmi. Se fossi la persona spietata che dicono che io sia, ti avrei già
ucciso per questo.
Readamante osservò lo sforzo che
gli costava parlarle di tutto questo. Le pieghe apparse ai lati degli occhi e
della bocca, i tendini del collo tesi
allo spasimo. -Ti sei mai chiesto perché ti ho sposato?
La bocca di Khyrill si piegò in
un sorriso triste -No. So perché lo hai fatto. Mi amavi.
-Ti idolatravo.
-Lo so, era incredibile vedere i
tuoi occhi accendersi ogni volta che si posavano su di me. E' stato il periodo
più felice di tutta la mia vita. Poi la luce a poco a poco si è spenta fino a
scomparire. Per colpa mia. Io l'ho soffocata.
-Sì. Sei stato tu, non facendo
nulla. Affermi di non essere l'essere spietato che gli altri ti accusano di
essere. Dici che hai un cuore. Ma a me non l'hai mai provato. Tu mi stai
uccidendo giorno dopo giorno, in modo silenzioso e senza sporcarti le mani. Tra
pochi anni il punto debole che tanto odi non ci sarà più e tu tornerai l'uomo
invincibile che vuoi essere. Finalmente potrai smettere di odiarmi.
-Io non ti odio.
-Amore, odio. La differenza a
volte può essere molto sottile, e tu, che te sia accorto o no. Hai passato il
confine tra i due molto tempo fa.
-Perché non sei fuggita? Perché
non hai mai tentato di uccidermi o di chiedere aiuto ad altri? Perché solo
stasera hai cercato di voltare pagine e lo hai fatto qui, in mia presenza?
-Non lo so. Per lungo tempo ti
amato troppo per ribellarmi e poi ubbidirti, e continuare l'esistenza che tu
volevi per me, è diventata un'abitudine. E' stato il viaggio per giungere qui a
scuotermi dal torpore in cui ero caduta. A darmi nuove energie per tentare una
nuova strada, per sperare in una possibilità di calore umano. Probabilmente se
non mi avessi chiamato qui, avrei continuato a spegnermi in silenzio, senza
neppure lottare. Non è strano? Credevo di non amarti più, credevo tu avessi
ucciso ogni sentimento dentro di me con la tua indifferenza, eppure continuavo
a ubbidirti come una moglie devota.
Le sfiorò una guancia con un
lieve tocco -Anche io credevo di aver soffocato ogni desiderio. Sono riuscito a
starti lontano sempre più a lungo, ma poi... Non sono riuscito a resistere e ho
dovuto chiamarti, perché dovevo rivederti. Dovevo. Come dici tu, amore, odio, a
volte sono due facce della stessa medaglia.
Perse la lotta contro le lacrime,
e una le scorse lungo la guancia. -Mi ami? Mi hai mai amata?
Gli occhi neri di lui si fecero
indagatori -E tu mi ami?
La realtà era che non sapeva ciò
che provava. Si sentiva confusa, vulnerabile. -Non lo so.
-Perché sei venuta nelle mie stanze?
Per aggredirmi, per ribellarti, per rimproverarmi di averti impedito un
rapporto che sapevi di meritare?
-No. Sono venuta a dirti che mi
arrendevo.
Khyrill bestemmiò e si sporse a
baciarle la fronte, togliendole il fiato. -Tu non rendi affatto facile odiarti
lo sai?- l'accusò – Sul serio vuoi arrenderti a me?
-Credo di averlo fatto anni fa.
-E se ti promettessi di essere
più coraggioso d'ora in poi. Se ti dicessi che cercherò di non lasciarmi più
dominare dalla paura di essere ferito o vulnerabile? Che smetterò di tenerti a
distanza e smetterò di proteggerti da me stesso e dalle mie parti più oscure?
-Non so se posso crederti.
-Anche tu dovrai essere più
coraggiosa. Puoi?
Readamante tremò, mentre
allungava una mano a toccare quella ruvida guancia. -Posso. Ma risvegliarmi dal
torpore potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio per te. Non posso
prometterti che se non manterrai la tua promessa non cercherò altre vie di fuga
o altri amanti.
-Né io ti prometterò che non ti
inseguirò in capo al mondo o che non ucciderò gli uomini che oseranno toccarti.
Socchiuse gli occhi nel tentativo
di comprendere quell'uomo complesso e misterioso che era suo consorte, ma era
impossibile. Doveva buttarsi e sperare di non annegare. -Concordo.
Il sorriso che le regalò fu un
miraggio di bellezza assoluta che le mozzò il fiato. La strinse in un abbraccio
che aveva agognato per sei lunghi anni e le sembrò di sentire dentro di sé il
fantasma della ragazza che era stata piangere di gioia.
Gli occhi d'onice che le erano
sempre apparsi come pozzi bui ora ardevano per lei mentre Khyrill le prendeva
il capo fra le mani e la guardava come non l'aveva mai guardata prima. -Giuro
che ti darò tutto me stesso d'ora in poi, anche le parti che non puoi
desiderare.
-Non esiste parte di te che non
desidero. Tu mi sottovaluti.
Suo marito rise. Una risata
leggera priva di amarezza che lo faceva apparire più giovane e spensierato. Ed
era stata merito suo. Poteva sopportare ogni cosa, se avesse avuto questo per
resto della sua vita. Lo sapeva, lo sentiva.
La scintilla che credeva morta si
riaccese nel suo cuore e iniziò a emanare una fioca luce. Per ora era solo un
lumino, ma se fosse stata nutrita avrebbe potuto crescere fino a divampare e
riempire il terribile vuoto che le era cresciuto dentro. -Voglio ardere.-
sussurrò.
Il suo consorte annuì – Ogni tuo
desiderio è un ordine per me.
Le catturò le labbra in un bacio.
Non si limitò a sfiorarle o a stuzzicarle. Ne prese possesso, aprendole la
bocca e invadendola. Readamante gemette e gli restituì il bacio altrettanto
selvaggiamente. Si divorarono a vicenda, finché lui non la strinse a sé facendo
aderire ogni centimetro dei loro corpi e le prese il mento fra le dita -Non
dire una parola. Questo è un ordine o smetterò di toccarti. Puoi farlo?
Le carezzò i capelli e lei seguì
con gli occhi il movimento ipnotico della sua mano. L'espressione sul volto di
Khyrill era determinata, elettrica. Sembrava affascinato da ciò che vedeva nei
suoi occhi. Questo lato selvaggio e aggressivo del suo compagno la sorprendeva
eppure.... aveva sempre intuito che le sue profondità dovevano celare
un'oscurità che lasciava trapelare solo raramente. Stava scoprendo un lato
privato di quell'uomo e ciò le piaceva. Annuì e vide il trionfo affiorare su
quel volto misterioso e amato.
Chinò il capo e la baciò.
Profondamente. Prima dolcemente e poi selvaggiamente, finché le morse il labbro
inferiore fino a farlo sanguinare e lei sentì in bocca il sapore salato e
metallico del sangue. Sollevò le braccia per toccarlo, ma lui gliele bloccò sopra
la testa. -No.
Readamante strinse i pugni, ma
ubbidì. Khyrill riprese a baciarla. Voleva toccarlo, era l'unico pensiero che
le occupava la mente e questa era la ragione per cui lui gliel'aveva vietato.
Era una prova e lei l'avrebbe superata. Aveva aspettato troppo a lungo quel
momento. Si costrinse a rilassare i muscoli tesi e lui sorrise contro le sue
labbra. Le lasciò andare le braccia e si
inginocchiò davanti a lei, per poi risalire lentamente sollevandole la veste.
Al primo contatto delle mani di lui sulla pelle nuda del suo addome, entrambi
trattennero il fiato.
La stava toccando. Khyrill la
stava toccando.
Le coprì i seni, stringendole i
capezzoli tra pollice e indice. Poi mentre ne stuzzicava uno con l'unghia,
chinò il capo e mise l'altro fra le labbra. Il morso violento la sorprese,
impedendole di capire la differenza tra dolore e piacere. Il suo corpo agognava
ogni tipo di sensazione.
Le mani di Khyrill le percorsero
al schiena, lasciando lungo il loro cammino una scia di fuoco. Ogni contatto un
brivido che la scuoteva dentro. Si protese verso di lui, ma Khyrill di
allontanò, facendole emettere un gemito incontrollato di delusione.
-Shh.- La calmò, e la prese in
braccio per poi portarla verso il suo letto. Readamante ne osservò il volto alla luce delle alte candele poste ai
lati del talamo. Emanavano un gradevole profumo di cera e i candelabri su cui
poggiavano erano ornati di vischio, la "pianta degli dei", in grado
di guarire ogni male. Lo trovò molto
adatto. Anche quella che stava vivendo era una guarigione. Il suo spirito
veniva nutrito dopo sei lunghi anni di fame. Si sentiva in pace, leggera,
libera da ogni pensiero, era dove sarebbe dovuta sempre essere.
Khyrill l'adagiò sui cuscini e
dopo essersi spogliato si coricò al suo fianco, riprendendo ad accarezzarla.
Piedi, cosce, braccia, collo, nessuna parte del suo corpo venne trascurata e
lei assorbì ogni goccia di calore che le trasmetteva. Ogni bacio, ogni tocco
erano come granelli di sabbia che andavano a riempire un vaso troppo a lungo
rimasto vuoto. Il muro che l'aveva divisa da Khyrill si stava sgretolando
mattone dopo mattone e dietro di esso forse si celava un fiume in piena che
l'avrebbe travolta, eppure non aveva paura.
La torturò a lungo, mappando ogni
centimetro della sua pelle con le labbra, ma bloccandole i polsi sopra la testa
con una mano, per impedirle di toccarlo a sua volta. Si soffermò sui suoi seni,
fino a farli dolore dal piacere e quando Readamente fu sul punto di rompere il
silenzio e implorarlo, smise di baciarla e si fermò, chino sopra di lei, a
osservarla con un amalgama di tenerezza e desiderio negli occhi -Questa è la
notte più lunga dell'anno. Il tempo del Buio e dell'Oscurità. Ma è anche il
momento della loro sconfitta, poiché il giovane dio della Luce viene generato
proprio in queste ore, lontano dagli sguardi degli uomini. Il nostro popolo gli
rende omaggio con imponenti falò, ma il fuoco che stiamo creando in questa
stanza è un voto ancora più sacro. Stanotte, mentre la Grande Orsa brilla nel
cielo, due metà che non avrebbero mai dovuto rimanere separate, si riuniranno e
io ti giurò che non verrò di nuovo meno alle mie promesse.- prese un coltellino
d'argento dal tavolino posto a fianco del letto e lo pose sopra la fiamma di
una delle candele. Quando la lama fu calda, l'avvicinò al proprio braccio e
incise nella carne la runa personale di Readamante, unita a gebo, il simbolo
del matrimonio.
Ora era suo. Indelebilmente.
Inesorabilmente
Lei gli porse il braccio. Non
provò alcun dolore, mentre il metallo scriveva la runa di suo marito unita a
gebo sul suo corpo, solo una grande felicità.
-Non posso più aspettare.-
sussurrò lui contro le sue labbra.
Readamante aprì le braccia e lo
accolse dentro di sé, dove avrebbe dovuto sempre essere. La loro unione fu la
deflagrazione della tempesta, l'accecante bagliore del lampo, il moto
imperituro delle maree. Indescrivibile eppure meravigliosa. Lui le donò tutto
ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che gli chiese, più di quanto si aspettava
di ricevere e in cambio lei gli diede tutta se stessa, non lasciando nulla per
sé.
Quando i loro respiri tornarono
normali e si distesero l'uno di fianco all'altro nel grande letto, accadde
qualcosa di strano. Il loro sangue, che si era unito sulla lana del piccolo
coltello in argento, di coagulò in alcune gocce che iniziarono a levitare, per
poi andare a posarsi sul ventre di Readamante.
Suo marito si alzò su un gomito e
pose la sua mano sulle gocce, facendole scomparire. -Abbiamo creato qualcosa di
magico questa notte.
Readamante trattenne il respiro
-Credi che possa trattarsi di....
Khyrill scosse il capo, ma il
sorriso che le regalò era pieno dell'amore che aveva a lungo cercato
-Non so se sarà il prossimo re
della Luce, ma sarà nostro figlio e questo lo rende un essere unico e
inestimabile.
Readamante coprì la mano del suo
consorte con la propria. Non esisteva più alcun vuoto dentro di lei, solo nuova
vita.
FINE
CHI E' L'AUTRICE
Mariachiara Cabrini è nata a Mantova il 15 luglio 1982. Lettrice accanita fin da piccolissima, non ha mai vacillato nel suo amore verso i libri e, durante gli anni del liceo, ha iniziato anche a dedicarsi alla scrittura, cercando di dare sfogo alla fervida fantasia che l'ha sempre caratterizzata. Laureata in Storia dell'arte, dopo essere riuscita a trovare il coraggio di pubblicare il suo primo romanzo,Imprinting love, la cui prima stesura risale a quando aveva diciott'anni, ha trovato la spinta giusta per continuare a scrivere e a esporsi al giudizio del pubblico. Ormai da cinque anni gestisce il blog "L'arte dello scrivere... forse" con il nick name di Weirde ed è piuttosto conosciuta sulla rete, grazie alle sue recensioni di libri letti in lingua originale e non ancora pubblicati in italiano, e alle sue campagne mediatiche per portare in Italia i libri degli autori che più ama. Tra i generi letterari che predilige il fantasy, l'urban fantasy, il giallo storico, il romance storico, il paranormal, lo steampunk e lo sci-fi. Il suo mito è Jane Austen, mentre tra le scrittrici contemporanee i suoi pilastri sono Mary Balogh e Lois McMaster Bujold. Mariachiara ha da poco pubblicato, con il nom de plume di Mary Shepard, per Harlequin il romance storico I colori della nebbia ( vedi qui), scritto a quattro mani con Francesca Cani, alias Frances Shepard.
SE TI INTERESSA IL SUO ROMANZO LO PUOI TROVARE IN EBOOK QUI:
TI E' PIACIUTO A OCCHI SOCCHIUSI? COSA NE PENSI? LASCIA UN TUO COMMENTO.
CI SONO ALTRI RACCONTI DI CHRISTMAS IN LOVE 2013 IN ARRIVO SUL BLOG NEI PROSSIMI GIORNI, CONTINUA A SEGUIRCI!
Mi è piaciuto davvero molto! Potevano essere due elfi così come due esseri umani, ciò che è trapelato da questo racconto è la passione, il profondo amore che li legava e la paura di lasciarsi andare, di essere se stessi... ammetto che sono un po' curiosa di sapere cosa le stesse nascondendo lui ;)
RispondiEliminaPersonaggio maschile formidabile. Parla poco ma è intenso, come piace a me!
RispondiEliminaLa forza del racconto risiede proprio in questo affascinante uomo.
Brava!
Bello! Un racconto intenso ed emozionante dove la vera magia sta nei sentimenti dei protagonisti. E' già nella cerchia dei miei preferiti :)
RispondiEliminaMolto bella l'ambientazione, non mi ha convinto del tutto il rapporto amoroso dei protagonisti dal punto di vista fisico, magari in un contesto più ampio e approfondito avrei potuto apprezzarlo meglio. Non male comunque, complimenti!
RispondiEliminaScritto molto bene, scorrevole, si legge in un attimo. Mi è piaciuto molto il rapporto tra i due sposi, finalmente una coppia che parla "fuori dai denti", si confida e chiarisce come stiano veramente le cose, poi fanno l'amore, perfetto! Commovente la testimonianza di lealtà ed amicizia del generale verso il proprio signore, adoro qs prove di amicizia virile. Mi piacerebbe leggere un romanzo su Khyrill e Readamante e anche la storia del generale Eiaten, un uomo così merita.
RispondiEliminaGrazie Ladymacbeth, questo racconto è nato da un sogno particolarmente vivido che ho fatto. La mattina dopo, seppur fosse sfocato, ho dovuto cercare di metterlo per iscritto, mi aveva colpito troppo per non provarci. Diciamo che poi il racconto si è però distaccato dal sogno quando Readamante e il marito hanno iniziato a parlare, lì mi sono sfuggiti di mano e hanno voluto fare di testa loro...poi li ho richiamati all'ordine ma prima li ho lasciati sfogare. Il sogno finiva più o meno dove è finito il racconto, ma chissà che un giorno non ne nasca veramente qualcosa di più lungo
RispondiElimina